Paolo Borsellino Essendo Stato – Radio 3 – Giovedì 23 maggio ore 20.30

21 Maggio 2013

Radio Days. La rete contro le mafie

SpecialeRadio3 in occasione della Giornata della Legalità

IL TEATRO DI RADIO3

Giovedì 23 maggio 2013, ore 20.30

PAOLO BORSELLINO ESSENDO STATO

scritto e interpretato da Ruggero Cappuccio

musiche originali Marco Betta ( ed. Ricordi Milano)

regia Ruggero Cappuccio

Aiuto regia Nadia Baldi

Produzione Teatro Segreto

Dur. 1h. 13’

Le parole pronunciate da Paolo Borsellino che gli Italiani non hanno mai ascoltato. Il 31 luglio del 1988 il giudice palermitano denunciava con forza davanti al CSM l’inadeguatezza dei mezzi di contrasto attivati dallo Stato contro la Mafia. Convocato per le interviste rilasciate ai quotidiani “La Repubblica” e “L’Unità”, nelle quali aveva denunciato il preoccupante stato di smobilitazione del pool antimafia di Palermo, minacciato dall’ombra di imminenti provvedimenti disciplinari, il magistrato parlò per quattro ore di fila: dalle dieci alle quattordici. Nel pomeriggio fu invece ascoltato Giovanni Falcone. Brani di questa audizione tesissima, mai resa pubblica integralmente, entrano ora in “Paolo Borsellino Essendo Stato”, racconto scenico di Ruggero Cappuccio, interpretato dallo stesso autore nella versione radiofonica per Radio 3. Davanti al Csm i due magistrati affrontarono con chiarezza i delicatissimi temi inerenti l’ assegnazione delle indagini, l’inserimento nel pool di nuovi giudici senza l’adozione di criteri di sicurezza, l’affidamento di procedimenti sulla criminalità mafiosa a magistrati estranei al pool. Dalle loro parole appassionate emergono i complessi scenari che fanno da sfondo alle indagini sul fenomeno mafioso, ma anche lo spirito di sacrificio di chi, pur accerchiato e consapevole delle occulte relazioni tra criminalità organizzata e Stato deviato, aveva deciso di non arretrare. Giovanni Falcone sarebbe stato ucciso, quattro anni dopo, il 23 maggio 1992 nell’attentato di Capaci. Paolo Borsellino 57 giorni dopo di lui, in via D’Amelio, a Palermo. Proprio su via D’Amelio, o meglio sull’ultimo secondo di vita di Paolo Borsellino, il 19 luglio del 1992, si concentra il testo di Cappuccio, che dilata questo singolare residuo di tempo in un intenso monologo. Il giudice disteso sull’asfalto, dubita di essere già morto e dubita di essere ancora vivo. In questa dimensione di lucidità entrano i sogni, l’infanzia, la giovinezza, l’amore di Borsellino per la sua Sicilia aspra e luminosa, per la sua famiglia e per chi ha cercato

di proteggerlo e sta morendo con lui. Ma c’è anche l’amico Giovanni Falcone, dall’adolescenza fino all’ultimo abbraccio nel giorno di Capaci.

Il testo, scritto nel 2004, è stato portato in scena anche da magistrati della Procura di Salerno, di Milano e di Trieste, che hanno voluto fare propria questa denuncia civile.