I SILENZI DELLA MEMORIA (1999)

ASSOCIAZIONE CULTURALE TEATRO SEGRETO
Direzione Artistica RUGGERO CAPPUCCIO

presenta

“I silenzi della memoria”
o
Lighea

Liberamente ispirato a
Giuseppe Tomasi di Lampedusa

Composto diretto e interpretato da
Ruggero Cappuccio

Musiche
Paolo Vivaldi

Con
Nadia Baldi
Francesca Gamba
Paola Greco
Katia Pietrobelli

Musicisti
Pianoforte – Ruggero Cappuccio
Pianoforte – Paolo Vivaldi
Violino – Elisa Papandrea

Aiuto Regia
Imma Marolda
Costumi
Carlo Poggioli
Disegno luci
Ruggero Cappuccio

Senza-titolo-8La sola bellezza possibile nel mondo immaginativo di un essere umano è la creazione di un ‘impossibile bellezza che regoli il battito centrale e sentimentale dell’ esistere.
L ‘ invenzione di un universo invisibile che non vorrà mai materializzarsi è il più grande e crudele passatempo di un musicista, di un pittore, di un uomo di Teatro.
Lo chiameremo passatempo di sè e lo qualificheremo come il gioco in cui nasce un altro tempo, biforcato dai sogni, che serpeggia al di qua e al di là di quell’ astratta, manifesta vita visibile e tangibile in cui il quotidiano e tutte le sue immani superfici si mostrano rassicuranti fino all’inaffidabilità.
Qualcuno ci offre il braccio per invitarci a salire lungo la scala che scende verso il piano nobile di un palazzo dove siamo stati invitati ad una festa da ballo voluta da noi stessi.
La luce che taglia in cento frammenti d ‘ ombre i gradini sotto i nostri piedi è solo la lingua di fuoco di una piccola foto inchiodata alla parete di tufo.
L ‘ uomo o la donna che ha saputo porgere il braccio non è identificabile.
Preferiamo proseguire da soli, ci turba unicamente l ‘ idea di dover aprire le porte dei saloni una per volta, con le nostre mani.
Dovremo farci strada da soli perchè da soli ci siamo invitati.
E ‘ un ‘ estate immonda, a Palermo, negli anni Cinquanta.
Le sale che sanno ridarci il suono del nostro passo sono vuote, come avevamo previsto…….
I balconi sono spalancati su quell’ afa che suggerì ai primissimi manipolatori del pensiero l ‘ idea e la parola che rispondono al suono, al segno e all’ immagine dell’ immobilità.
Immobili, sono, del resto le struggenti, bellissime figure di donne e di uomini rimasti in strada in attesa di salire, intrappolati nel tentativo di suggerire a se ‘ stessi l ‘ invito ad invitarsi. Forse resteremo soli per tutta la sera.
Forse ci piacerà, in quelle stanze, rintracciare segreti .
Troveremo un grande, antico mondo impossibile ed altri giovanissimi impossibili mondi assorti in un colloquio infinito. Segni, segni abbandonati negli angoli, nei mobili, tra le tappezzerie lacere delle sale. Matite spuntate, cartoline se vi fa piacere, fogli bianchi, libri aperti, profumi, o ci diciamo sorridendo, soltanto ricordi di profumi. La memoria possiede le sue sale e un vecchio signore, il principe di Lampedusa parla ancora in silenzio ad un ragazzo, ad un gruppo di ragazzi, in una parola a qualcuno. Si parla di Byron, a Palermo, negli anni Cinquanta. Mentre il caldo demanda visioni si sogna, a Palermo, di Byron. L’ Inghilterra è servita. E insieme sono serviti i mondi e le bellezze impossibili. In qualche segreta misura siamo serviti anche noi. Giuseppe Tomasi di Lampedusa salì le proprie scale dell’ antica dimora in cui ci troviamo, non civettò al braccio di nessuno, rifiutò con dolcezza. Avvenne che percorresse quei gradini molti anni addietro o come vuole la logica più alta,solo un momento fa.Ebbe modo di invitarsi da solo e da solo aprì porte per sè. Dalla terrazza nord di questo palazzo ammirò le immobili bellissime figure di donne e uomini che tardavano a invitare la parte di sè non predisposta all’ invito.Faceva caldo, quella notte e ancora ne fa. Una giovane donna si mosse procedendo verso l ‘ ingresso del palazzo. Dietro di lei altri pochi. Il principe ebbe il tempo di spegnere le ultime candele ancora ardenti. Rimase al buio. Rimase in silenzio. Pare che passeggiasse. Pare che per essere trovati sia necessario nascondersi. Aspettò e aspetta che la trovino al buio. Vi sono anche fondate intuizioni secondo le quali passeggiando nel buio di quella notte egli sorrise……