Le Ultime Sette Parole di Caravaggio (2009)

TEATRO SEGRETO s.r.l.
Direzione Artistica RUGGERO CAPPUCCIO

presenta

“Le Ultime Sette Parole di Caravaggio”
Scritto e diretto da
Ruggero Cappuccio

con
Claudio Di Palma e Lello Arena

e con
Federica Bognetti – Stella Egitto – Ilenia Maccarrone
Giusy Mellace – Alessandra Roca – Marina Sorrenti – Ada Totaro

Aiuto regia
Nadia Baldi
Assistente alla regia
Iolanda Salvato
Musiche
Paolo Vivaldi
Scene
Nicola Rubertelli
Costumi
Salvatore Salzano
Progetto Immagini
Ciro Pellegrino
Elementi di Scena
Alessandra Ricci
Luci
Franco Polichetti
Edizioni Musicali
Flipper S.r.l.
Ufficio Stampa
Emanuele Tirelli
Organizzazione
Lia Zinno

 

Caravaggio: artista umano, genio immortale. La sua vita raccontata manca della sicurezza delle ultime ore, della certezza d’una febbre infettiva che l’avrebbe reso prima agonizzante e poi cadavere sulla spiaggia di Porto Ercole il 18 luglio del 1610.

Michelangelo Merisi è artista bifronte della spada e del pennello, delle luci e delle ombre, eterosessuale e omosessuale, amico dei cardinali e dei ladri, idolo dei principi e degli assassini che proclama l’impossibilità dell’esistenza di un mondo alto e poetico senza la conoscenza, la mortificazione e il naufragio in un mondo basso, corporeo.

Il testo di Ruggero Cappuccio coglie il genio nell’ultima ora della sua vita. Accompagnato da un servo aiutante, Caravaggio sbarca su una terra ignota, provato dalla persecuzione dello Stato Pontificio, dalla sete di vendetta dell’Ordine di Malta, dall’abbandono dei suoi protettori ed estimatori più fedeli. In quest’atmosfera di emarginazione, subisce a Napoli un’aggressione alla quale scampa per miracolo finendo sfigurato e secondo le cronache irriconoscibile in volto.
Una solitudine immensa gli fa la rotta a spallate tra terre e rifugi come un animale ferito che ritarda ogni giorno l’appuntamento con la morte.

Ne Le Ultime Sette Parole di Caravaggio si accende il delirio del grande artista in un dialogo disperato con sé stesso. Merisi è braccato da sette donne soprannominate “femminote”, una falange zingaresca di femmine siculo-calabre esperte di una vita criminale abbracciata per altrettanta disperazione.

Incaricate dai poteri politici e religiosi di eliminare Caravaggio, le “femminote” si danno ad interpretare la parte dei suoi giuda, in cambio di un silenzioso oblio sui loro reati pregressi.

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