LIGHEA (2001)

ASSOCIAZIONE CULTURALE TEATRO SEGRETO
Direzione Artistica RUGGERO CAPPUCCIO

presenta

Lighea
o
“I silenzi della memoria”

Rievocazione da
Giuseppe Tomasi di Lampedusa

Drammaturgia e regia
Ruggero Cappuccio

con
Roberto Herlitzka     Claudio Di Palma

Coro
Nadia Baldi
Francesca Cassio
Francesca Gamba
Paola Greco
Nicoletta Robello
Katia Pietrobelli

Musiche
Paolo Vivaldi
Progetto immagini
Ciro Pellegrino
Ufficio Stampa
Silvia Signorelli
Costumi
Carlo Poggioli
Disegno luci
Michele Vittoriano
Organizzazione
Sabrina Codato

E’ mortalmente sensuale Palermo, oppressa ed esaltata dall’afa di un’ estate che dura da sempre.
Sensuale nella prostazione e nel guizzo di due occhi imprevisti che chiedono e ottengono spazio e luce d’attorno. Sono acuti, taglienti occhi, s’incantano a fissare la pietra scolorita di un antico portale. Nella grana di quella pietra rivedono sé stessi, gli occhi, si specchiano, sprofondano tra roventi pori di piperno e toccano l’idea di cosa sia veramente uno sguardo. Palermo ha migliaia di occhi invisibili, disegnati nascosti tra le sue case. Migliaia di occhi.
A turno, ogni giorno, ne manda in giro due, solo due, tra via Maqueda e il vicolo Sant’Uffizio. Palermo nasconde gli occhi ai suoi occhi per il piacere di ritrovarsi e fare ancora vergine uno sguardo. Tra questi segreti, tra queste consonanze d’amori in conflitto, seppelliti tra le macerie dell’ultima guerra, vagava negli anni Cinquanta, l’invisibile bellezza degli occhi di Giuseppe Tomasi di Lampedusa.

La città diveniva in lui un labirinto di visioni prodigiose, ironiche, fino ai livelli più alti dell’intelligenza.
Un’oscura altalenante marea inabissava e rigettava sogni sulla rena bollente.

Un pomeriggio il principe volle sognare Lighea, nascondendo tra molti silenzi la gioia di un piacere che si nutriva di memoria e memoria generava. Questa messinscena è un racconto in musica che sfiora gli attimi di un’estate in cui la letteratura diventa luogo interiore per divertirsi con profondità a mettere gli occhi sulla vita. La storia dell’incontro tra un anziano grecista e un suo giovane interlocutore ispira una tessitura compositiva in cui le parole suonano in sensi e i sensi parlano in suoni.

Mentre la scrittura letteraria e quella musicale divengono due guance e due occhi per uno stesso volto, desiderose di uno sguardo solo perso nell’afa di un’estate palermitana che dura da sempre.

Ruggero Cappuccio

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